Il calendario delle feste

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Processioni, riti, feste sacre e profane, cortei e rievocazioni storiche, hanno tutte un tratto comune: il profondo legame tra la comunità ed il territorio. Una parte del patrimonio DEA immateriale è caratterizzato da eventi connessi a scadenze cicliche annuali o pluriennali. Come ha affermato Roberta Tucci, una delle massime studiose di Beni Demoetnoantropologici, feste e cerimonie cadenzano sin dall’antichità il ciclo della vita umana e sono strettamente congiunte a miti, credenze religiose e saperi simbolici. Un itinerario, dunque, è stato concepito per conoscere il territorio attraverso il calendario liturgico e quello delle attività produttive agropastorali.  

La festa è fortemente legata all’identità territoriale, al senso di appartenenza, per certi versi lo sottolinea, lo rafforza, andando, nel contempo, a esorcizzare le paure legate alle ostilità della natura o della vita, alla volontà di ringraziare e di ingraziarsi la sorte o, nel caso dei credenti la benevolenza divina. 

È con consapevolezza che vanno lette, viste e partecipate le feste popolari in genere, quelle del nostro territorio nello specifico. Un altro importante elemento per comprendere e penetrare il valore simbolico della festa è quello di contestualizzarla con il periodo dell’anno in cui la stessa si svolge. 

Con il nuovo anno era usanza per le strade delle città vedere ragazzini e adulti intonare i canti della questua sulle porte delle case o sotto i balconi, chiedendo un’offerta che fosse cibo o denaro poco importava, quello che contava è che quella donazione rappresentava un aiuto concreto per chi ne aveva bisogno in uno dei periodi più freddi e difficili dell’anno. Protagonisti della festa non erano quindi i cantanti, né le danzatrici improvvisate, ma tutta la comunità che si stringeva in un gesto di comunione e condivisione. 

Forse la più emblematica delle occasioni era proprio la Pasquella, quando la sera del 5 gennaio si e intonando vecchi stornelli, si otteneva qualche leccornia. Ancora oggi è piuttosto diffuso il canto che esordiva così: “Si principia il nostro canto e noi cantiamo in compagnia, noi cantiamo co’ tanta ‘lligria: Bonapasqua e Befania! Se cè dete nu bècchièritte, nen ce ‘mborta se pecculittè, pè lavà llà faccia bella: L’Annenuove e la Pasquella! Se cè dete na forma dè cacè ce ccungèmè li maccarù, chè lu sughè de la cannella; l’Annenuove e la Pasquella!”. 

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