Il nostro è stato per secoli un territorio con una forte vocazione agricola e pastorizia. Gli animali hanno quindi sempre costituito una parte essenziale, in alcuni casi vitale, della famiglia agricola e contadina. Servivano in primo luogo per lavorare, in molti casi per scaldarsi, in altri per nutrirsi. È in questo stretto legale tra uomo e animali che va ritracciata la forza consolidata ancora oggi della festa di sant’Antonio protettore degli animali. 

Sant’Antonio, considerato il fondatore del monachesimo, è diventato nel corso dei secoli protettore degli animali, tant’è che, secondo la tradizione e sulla base di antiche leggende, durante la notte del 17 gennaio agli animali è data la facoltà di parlare. Questa particolare festa scandisce anche il tempo tra le semine e i raccolti in agricoltura. 

A volte i festeggiamenti comprendono una benedizione degli animali e in particolar modo dei maiali che sono anche attributo iconografico del santo. In alcuni casi è mantenuta viva la tradizione di accendere la sera dei falò, in altri la festa si conclude con canti e balli che narrano le gesta dell’asceta.