Strettamente connessa alla tradizione emidiana è la figura di santa Polisia, figlia di Polimio, prefetto di Ascoli Piceno ai tempi dell’imperatore Diocleziano. Secondo i racconti agiografici la ragazza, attratta dalle predicazioni del santo di Treviri, si lasciò battezzare pubblicamente innescando così l’ira del padre. Intimorita, Polisia fuggì e trovò rifugio presso i boschi del monte Ascensione che, isolato rispetto alle colline attigue, chiude il paesaggio a nord di Ascoli come una sentinella con lo sguardo puntato verso il firmamento. Polimio mandò i pretoriani a cercarla e quando la fanciulla si rese conto dell’agguato che erano pronti a tenderle, cercò di evitare la cattura scappando fra i fitti boschi del monte Nero, così chiamato perché un tempo era rivestito di lecci. Quando i soldati erano già alle sue spalle e stavano per raggiungerla, una voragine si aprì all’improvviso inghiottendo la vergine intrisa di fede cristiana. Secondo la leggenda popolare Polisia ancora oggi abita entro la montagna. Le tengono compagnia, mentre tesse il suo “abito di nozze con il Divino Sposo”, una chioccia e ai suoi pulcini dorati. In occasione della festa che si tiene la sesta domenica dopo Pasqua, i pellegrini che si recano in vetta intonano il seguente canto: “Entro a ‘sto monte sta Pulizia bella/ ch’sta tessenne su telare d’ore/ ‘tturne ghie corre li peggì d’ore./ Sponda lu soli e Pulizia canda,/ langia li prete e cuogghie l’erba sanda!”. I fedeli talvolta raccolgono un sasso lungo le sponde del torrente Chiaro e lo portano in processione per lasciarlo nel punto esatto in cui la terra, secondo la pia tradizione, si schiuse. Durante la salita, molti si sporgono verso il precipizio o poggiano l’orecchio sulla parete rocciosa per ascoltare il suono ritmico del telaio che si fonde con il flebile pigolio.