Il foyer del secondo piano oltre al palcoscenico - certo - è lo spazio che più sento vicino. Perché? Proprio in questa stanza al termine dello spettacolo ci si riuniva per condividere impressioni e vari momenti di intrattenimento. I musicisti erano in alto. Guarda che incanto la decorazione con cetre della balaustra in gesso! Pensa, per realizzare questa stanza è stata modificata la facciata! In pratica si decise di farla avanzare per inglobare il porticato che doveva essere aggettante. Esistevano quindi delle motivazioni ben precise dietro alle modifiche del progetto iniziale di Aleandri: per esempio la ferma volontà di ottenere un altro spazio riservato a concerti più intimi. 

Questa sala ospita alcune novità. Alludo ai dipinti che provengono dalla Pinacoteca Civica e dalla collezione dei marchesi Sgariglia. Su un fianco puoi ammirare un dipinto della scuola di Ludovico Trasi risalente al XVII secolo che mostra papa Nicolò IV mentre sancisce la pace fra due principi. Accanto è posizionata una tela della scuola di Biagio Miniera che invece rappresenta Ventidio Basso a cavallo. Secondo una tradizione non attendibile, è ciò che resta del sipario storico del teatro pubblico disposto in Sala della Vittoria. Perché dico improbabile? Di solito per decorare i tendoni che separavano il palcoscenico dalla sala, si utilizzava la tempera e non i colori ad olio.

Un altro interessante riferimento a Ventidio Basso? Ovvio, la scultura realizzata da Serafino Tramazzini, che fino a non molto tempo fa era conservata nella Sala d’ingresso della Pinacoteca. Si decise di trasferirla qui per avere un richiamo diretto con questo personaggio di origine picena, noto per aver ottenuto la prima vittoria romana sui Parti. Guarda, è posta sotto la balaustra e si tratta di un’interpretazione moderna di un busto antico. Da notare la finezza della testa in marmo bianco in contrasto con il panneggio della tunica in pietra bigia. 

Guardandoti attorno, vedrai altre opere in gesso che in origine erano collocate all’ingresso. Queste statue venivano commissionate dai grandi appassionati di lirica che volevano celebrare soprattutto le cantanti distintesi durante le rappresentazioni. Non vorrei peccare di superbia, ma il busto femminile più grande, quello sulla consolle, raffigura me in persona. Gli ammiratori pur di ricordare che una star internazionale del mio calibro si era esibita in questo teatro, si sbrigarono ad affidare l’esecuzione plastica ad Emidio Paci. Che cari!

Fra le finestre, invece, sono appesi quattro medaglioni del XVII-XVIII secolo che ritraggono Cecco d’Ascoli, Ventidio Basso, il cardinale Felice Centini e il poeta Eurialo d’Ascoli.

Il dipinto non certo timido che occupa l’intera parete sud è opera di Massimiliano Gallelli di Cremona. Questo dipinto celebra l’inaugurazione del controverso monumento a Garibaldi sul Gianicolo. La discussione all’epoca si accese perché posizionare la statua del patriota nizzardo in un luogo così preminente, sembrava un affronto alla Chiesa. Il pittore comunque ambientò la scena in un contesto lirico che allude a un lontano passato. Estremamente affascinanti difatti sono sia le figure femminili con le impalpabili tunichette e i capelli inanellati con corone di alloro, sia il personaggio in primo piano con la pelle di leone addosso e il vessillo romano fra le mani. Ci riconducono al periodo storico di riferimento il tricolore e la folla di garibaldini con le camicie rosse. Escludendo la retorica del dipinto, è interessante l’utilizzo del colore approssimativo che, accanto a brumosi effetti illuministici, offre alla scena una vibrante tensione emotiva. 

Sei pronto a lasciare gli ambienti più aristocratici per raggiungere il loggione? Ti assicuro che da lassù la vista è molto affascinante. Coraggio, seguimi! Raggiungiamo le scale per spingerci fino all’ultimo piano. 

Certo, non è come il palco centrale in cui siamo stati prima, ma da qui abbiamo una visione più ravvicinata del lampadario e della decorazione del soffitto! Ora accomodati su una delle panche perché ti racconto una curiosità: quando la costruzione del teatro era ormai vicina alla conclusione, si decise di realizzare un’altra scala per evitare che ci fossero situazioni di promiscuità tra i palchettisti e i loggionisti che chiaramente appartenevano a classi sociali differenti! 

Ricordi cosa ti avevo detto all’inizio del nostro percorso su coloro che avevano acquistato i palchi per 150 scudi? Bene, aggiungo che nel contratto iniziale, quello grazie al quale si era costituita la società condominiale del teatro, questi venivano ereditati dal primogenito. Di conseguenza le famiglie nel corso degli anni occupavano sempre gli stessi posti. In altre città, invece, periodicamente i palchetti venivano assegnati per mezzo di un sorteggio. 

Il nostro percorso esplorativo termina qui. Abbiamo vissuto momenti intensi insieme, non è vero? Desidero lasciarti con un pensiero di Victor Hugo che amo in maniera particolare: “Il teatro non è il paese della realtà: ci sono alberi di cartone, palazzi di tela, un cielo di cartapesta, diamanti di vetro, oro di carta stagnola, il rosso sulla guancia, un sole che esce da sotto terra. Ma è il paese del vero: ci sono cuori umani dietro le quinte, cuori umani nella sala, cuori umani sul palco”.