Oltrepassato il ponte romano risalente all’età augustea, ci si ritrova nel quartiere di Borgo Solestà, detto comunemente Porta Cappuccina per la presenza di un convento dell’Ordine dei frati minori cappuccini. A pochi passi da lì, in Largo Arturo Clementoni, è possibile ammirare un lavatoio pubblico del XVI secolo che per lo storico Secondo Balena fu ricavato “da quelle che nel Medioevo erano le vasche delle gualcherie dei tintori di panni”. Realizzato in travertino, il lavatoio caratterizzato da cinque arcate, fu rimaneggiato più volte. Scendendo le scale, salta immediatamente agli occhi un’iscrizione posta sulla parete interna: “Non si impedisca alle donne di lavar panni sotto pena di tre scudi d’ordine del Consiglio celebrato. Lì 3 febbraio 1677”. Secondo la pia tradizione è alimentato da una sorgente scaturita per intercessione di sant’Emidio (Treviri, 273 - Ascoli Piceno, 5 agosto 303 o 309), martire cefaloforo, primo vescovo e patrono della città. Si narra che Polisia, figlia del prefetto Polimio, approfittando dell’assenza del padre, si recò dal giovane Emidio per ricevere pubblicamente il sacramento del battesimo. Indistintamente uomini e donne li scortarono sino alle rive del fiume Tronto. Molti furono coloro che seguirono le orme della ragazza e numerosi quelli che si fecero battezzare. La notizia si diffuse rapidamente e il ponte di Solestà si gremì di persone decise a chiedere il sacro lavacro. Nel frattempo i due si erano spostati sopra la ripa del fiume. Il gruppo di nuovi adepti era folto, ma lì non vi era l’acqua necessaria per poter purificare il vecchio uomo che, attraverso il sacramento, rinasceva rinnovato. Allora Emidio, come un novello Mosè, colpì la roccia, dove per miracolo proruppe una ricca e gorgogliante sorgente.
Fra gli ascolani, tuttavia, è diffusa una seconda versione riportata anche da Balena per cui la sorgente è scaturita dalla pietra su cui rotolò la testa decapitata di Sant’Emidio, il cui martirio avvenne poco distante, dove ora sorge il tempietto di Sant’Emidio Rosso. Come spiega più volte la studiosa Sofia Boesch Gajano, il potere nei confronti della natura va a caratterizzare la vita di molti santi e, secondo la tradizione cristiana, è la manifestazione del potere acquisito nel cammino di perfezione e avvicinamento a Dio.