Il centro storico di Ascoli Piceno è trapuntato da fontane, grazie alle quali è possibile dissetarsi e trovare sollievo nelle calde giornate estive. Le più affascinanti sono di certo quelle ellittiche con sculture bronzee di Giorgio Paci (Ascoli Piceno, 1820 - 1914) che presidiano Piazza Arringo. La fonte che tuttavia ha sempre destato una certa curiosità si trova in corso Mazzini, su un fianco della chiesa di San Cristoforo, nota anche come chiesa della Confraternita della Buona Morte. Al di sotto di una meridiana che conserva lo gnomone, si erge la fontana dei cani, commissionata dalla famiglia Pancrazi-Grassi a Ignazio Cantalamessa (Ascoli Piceno, 1796-1855). Inaugurata nel 1824, è costituita da un bacino sorretto da due leoni risalenti al XIII secolo che sputano l’acqua in una bassa vasca semicircolare. In origine proprio per la presenza delle due sculture, era denominata fonte dei Leoni. Poi, dal momento che l’invaso piuttosto basso favoriva l’abbeverarsi dei cani, la collettività le attribuì quel nome che ancora oggi viene usato abitualmente. Come viene mostrato nel piatto in maiolica firmato da Gian Carlo Polidori (Urbino, 1895 - Pesaro, 1962) e conservato nel Museo dell’Arte Ceramica, le popolane fino a non molto tempo fa vi si recavano con le loro conche in rame per attingervi l’acqua. Ancora oggi, lungo il basamento, in corrispondenza del getto emesso dai leoni, è possibile ammirare un paio di strutture in ferro battuto, utili per appoggiarvi il catino durante la raccolta.